
- 22 Gennaio 2021
- Alberto Raciti
Alla fine dell’attività lavorativa, riusciremo a sostenere il nostro attuale tenore di Vita?
Annosa e pluriennale tematica che coinvolge i lavoratori, la politica ed il bilancio dello stato.
Tra le importanti domande che ci si pone.
Partiamo con un breve cenno.
Il sistema pensionistico italiano, seppur con le sue lacune, è garantista.
Viene assicurata una prestazione pensionistica alla fine dell’attività lavorativa, che sostituisce il reddito da lavoro.
Le pensioni sono state, e sono attualmente una tra le importanti voci di spesa pubblica del bilancio dello stato. Le prestazioni vengono erogate dall’INPS che incamera i contributi versati dai lavoratori per successivamente erogarli come prestazione pensionistica.
Il sistema della prestazione pensionistica, sia nel calcolo che per l’età, è stato oggetto di diverse riforme.
Tra le più importanti, la riforma Dini del 1995, per il passaggio del calcolo della prestazione con il sistema contributivo rispetto al sistema retributivo. Questa riforma ha sostanzialmente diminuito l’importo delle pensioni. Le successive modifiche sono state maggiormente orientate alla modifica dell’età pensionabile, all’introduzione delle finestre d’uscita ed altro.
La più recente, denominata “Legge Fornero”, ha introdotto, il sistema contributivo per le categorie di pensioni escluse dalla riforma Dini, alcuni criteri per l’età pensionabile, ed equiparato le lavoratrici donne agli uomini innalzando l’età minima pensionabile a 65 anni.
Tutto ciò ha fatto sì che la prestazione pensionistica si è notevolmente ridotta rispetto all’ultimo reddito effettivo percepito. Principale conseguenza è la difficoltà a mantenere il tenore di vita avendo meno risorse finanziarie disponibili e potenziali maggiori necessità di reddito, sia per la quotidianità, che per le potenziali maggiori spese, esempio quelle mediche dovute alla maggiore età.
Nel 1993, in Italia, con il d.lgs 124/93 del 21 Aprile sono stati regolamentati i Fondi Pensione.
Strumento finanziario/previdenziale che consente di integrare la prestazione pensionistica alla fine dell’età lavorativa.
Lo stato consente ai sottoscrittori dei fondi pensione l’agevolazione della deducibilità fiscale fino ad €.5.164,57 annui. Cioè l’abbattimento del reddito imponibile sul quale viene calcolata la tassazione, con conseguente risparmio rispetto all’aliquota marginale.
L’obbiettivo è quello di avere una rendita che consenta di integrare la pensione e ridurre al minimo il gap reddituale nel passaggio dalla fase di vita lavorativa alla fase di vita di pensionamento.
La rendita può essere reversibile, le somme si trasferiscono agli eventuali eredi e/o beneficiari in esenzione di imposte di successione, sono impignorabili.
Sono assoggettati a regime fiscale agevolato:
- Esenzione imposta di bollo sul patrimonio
- Deduzione dei contributi fino all’imposto di €.5.164,57
- Tassazione rendimenti 20%
- Tassazione sulle prestazioni pensionistiche minino 9% massimo 15%
Ma cosa abbiamo fatto o possiamo fare?
Possiamo costruire oggi la serenità del domani.
Aderire ai fondi pensione consente di destinare la quota del TFR e/o eventuali contributi volontari, così da costruire un capitale che possa generare una rendita ad integrazione della pensione dell’INPS tale da poter mantenere il tenore di vita.
Attualmente buona parte dei dipendenti privati non aderiscono ai fondi di previdenza continuando ad affidarsi all’INPS, con scarsa o quasi inesistenze remunerazione e crescita in conto capitale.
La bassa adesione ai fondi pensione scaturisce dalla poca conoscenza del prodotto, dei vantaggi fiscali e dei benefici economici.
Perché aderire ai fondi pensione?
Non si è totalmente consapevoli del divario che si avrà tra l’ultimo reddito da lavoro ed il reddito da pensione. Parte dei lavoratori avranno un GAP del 40% circa, cioè ad esempio su €.1.000 di reddito da lavoro ne percepiranno €.600 di pensione. Per le categorie degli artigiani, commercianti ed altre categorie simili il gap è molto maggiore.
I giovani sono da un lato la categoria più a rischio, in quanto per loro il gap sarà maggiore, ma hanno un vantaggio importante: “IL TEMPO
Aderire da giovani dà il vantaggio di poter costituire un capitale che permette di avere la serenità del domani.
Il consulente ha il fondamentale ruolo di informare e far riflettere.
Il tempo ha il fondamentale ruolo di far lavorare e crescere i risparmi.
Più lungo è il tempo, maggiori sono le possibilità.
Riflettiamo!
Sarebbe meglio avere una consulenza professionale e personalizzata per meglio valutare la tematica.